In
questa mia riflessione riprendo alcune considerazioni fatte già a fine marzo, arricchendole di nuove informazioni raccolte e analizzate nelle ultime settimane, tra le quali l'ultimo aggiornamento del report "Covid 19", redatto dall'Istituto Superiore di Sanità.
In linea generale ritengo che su questa malattia si è avuto (in buona o cattiva fede) un approccio di eccessivo allarmismo (o addirittura di panico) da parte della maggioranza degli Stati, che potrà condurre, molto probabilmente, a risvolti economico, sociali e politici, più pericolosi
del virus stesso!
Per
affermare quanto suddetto, prima di tutto, desidero considerare i due macro errori di come
si è gestita questa epidemia: il primo a livello Internazionale e il secondo a
livello di singolo Stato (e qui mi soffermerò soprattutto sull’Italia!).
Per
quanto riguarda “l’approccio internazionale”, intendo porre la mia attenzione
sull’operato dell’OMS che non solo è caduto in una serie di dichiarazioni fuorvianti o contraddittorie
(mascherine si/no, pandemia si/no, tamponi si/no, è più brava l’Italia, no la Svezia ecc.,ecc) ma,
soprattutto, è stato latitante sia nell'individuare "buone pratiche di profilassi“
certe e condivise che, cosa ancor più grave, nel coordinare e nel tentare di realizzare protocolli di cura basati
sull’esperienza di paesi precursori come la Cina (tante cure che da qualche settimana vengono attuate
nel mondo, erano già state testate in Cina, come ad esempio il tocilizumab, il
plasma immune, l'idrossiclorochina ecc.).
Per
quanto riguarda “l’approccio interno”, mi soffermo essenzialmente su ciò che è
accaduto in Italia (in special modo in Lombardia) in cui, al netto di una
evidente situazione del “tutto nuova”, sono stati compiuti una serie di macro
errori, tra cui i più lampanti sono: l’eccessiva ospedalizzazione dei casi di
covid 19 e il triste caso delle RSA.
Il primo errore (eccessivo ricorso all’ospedale) è figlio di una politica
regionale che ha privilegiato un concetto di “sanità curativa” (risolvere a
valle il problema salute), piuttosto che mirare a investire soprattutto su una
“sanità preventiva” (risolvere il problema a monte), che consiste non solo
nell'effettuare analisi e screening ma nell'avere presidi di prossimità in grado di
ridurre l’accesso ai pronto soccorso. In questo senso è molto importante, ad esempio,
l’impiego dei medici di base che devono essere in grado di operare presso
l’abitazione del paziente e non presso il loro studio, ragion per cui, se necessario,
è importante aumentare il loro numero!
Il
caso delle RSA ,invece, è palesemente un errore sanitario/funzionale che poco
ha a che fare con l’imprevedibilità della situazione!
Vengo
ora a spiegare le mie ragioni medico/statistiche che hanno contribuito a rendere, in termini di
percepito dall’opinione pubblica, più drammatica e irrazionale l’approccio a
questa epidemia.
Per
fare questa analisi mi sono basato essenzialmente sul caso Italia.
Comincio
prima dall'analisi statistica.
Ho
verificato i dati Istat 2017 dai quali emerge che, ogni anno, muoiono in media
oltre 50000 persone per malattie respiratorie in Italia. Buona parte di questi
decessi avviene, ovviamente, nel periodo invernale (da dicembre a marzo ma ce
ne sono diverse anche nel mese di agosto) e la maggior parte di esse (oltre il
95%!) riguarda persone nella fascia 65-95.
Ora
se prendiamo i dati delle persone decedute per covid 19, ad oggi, sono circa
30000. Se è vero che il covid 19 è un coronavirus che attacca le vie
respiratorie, i decessi, a livello Italia, sono perfettamente in linea con la
suddetta media dei decessi per malattie respiratorie!
Ciò è
confermato anche dall'età delle persone decedute per covid 19. Infatti la
maggior parte di esse è concentrata nella stessa fascia 65-95 (vedi report
ISS).
La
mia ipotesi statistica, quindi, è che molte persone che sarebbero morte
quest'anno a causa di una malattia respiratoria, essendo state anche
contagiate dal covid 19, siano state conteggiate per quest'ultima causa di
morte.
Inoltre,
questa considerazione si potrebbe estendere, ad esempio, anche per coloro che
"normalmente" sarebbero morti e classificati per una cardiopatia già
in essere (non è stata effettuata infatti alcuna autopsia, nemmeno a
campione!).
Quindi
il covid 19 avrebbe praticamente velocizzato e concentrato nel tempo (vedi
soprattutto il caso Lombardia), decessi che comunque ci sarebbero stati nel
corso dell’anno!
Il
covid 19 aggiungerebbe pochi decessi "nuovi", per il resto ci
sarebbe una sovrapposizione dei dati!
Difatti le stesse statistiche (vedi report ISS) dicono che solo un numero molto
esiguo di "persone sane", senza una malattia pre esistente,
muore a causa del covid 19!
Vengo
ora alle considerazioni mediche.
Mi
sorprende molto il fatto di aver letto nell'allegato report dell'ISS la notizia che, per quanto riguarda le terapie utilizzate per il covid 19, nell'85% dei
casi siano stati utilizzati antibiotici.
Si sa che gli antibiotici non hanno alcun effetto su un virus e occorre usarli con molta parsimonia anche se l'intento è quello di evitare sovrainfezioni. Infatti sono assolutamente controproducenti in quanto distruggono il famoso microbiota (tutti quegli organismi e batteri che giocano a ns favore e che aiutano a far lavorare bene il ns sistema immunitario), determinando un enorme calo dell'efficacia delle ns difese immunitarie, proprio nel momento di maggior bisogno.
Si sa che gli antibiotici non hanno alcun effetto su un virus e occorre usarli con molta parsimonia anche se l'intento è quello di evitare sovrainfezioni. Infatti sono assolutamente controproducenti in quanto distruggono il famoso microbiota (tutti quegli organismi e batteri che giocano a ns favore e che aiutano a far lavorare bene il ns sistema immunitario), determinando un enorme calo dell'efficacia delle ns difese immunitarie, proprio nel momento di maggior bisogno.
Ritengo
che molti decessi siano stati causati anche da queste cure non adeguate!
Fortunatamente, da oltre un mese, molti ospedali
(purtroppo in ordine sparso senza
un coordinamento nazionale e internazionale!) sulla base della propria esperienza sul campo,
sono riusciti a curare molto meglio le persone (plasma immune, idrossiclorochina, eparina,ecc.) e a svuotare, praticamente, le
terapie intensive!!
Riassumendo,
quindi, più che la pericolosità del virus in quanto tale, i fattori che hanno generato un eccessivo allarmismo ed un effetto di isteria collettiva, sono da ricercarsi nei seguenti fattori:
- errori, sia a livello internazionale che nazionale, su come meglio approcciare l'epidemia (molti contagi si sarebbero potuti evitare)
- estremo ritardo di cure mediche più adeguate a causa, soprattutto, della insipienza di coordinamento dell'OMS (molti decessi si sarebbero potuti così evitare)
- mancanza di razionalità nel leggere i dati statistici (non ci troviamo di fronte ad una nuova peste!)
- martellante campagna mediatica sull'opinione pubblica che ha causato un Errore Cognitivo nella corretta valutazione della realtà
Il
Lockdown andava effettuato per le prime settimane, per dare tempo ai vari Stati
di organizzarsi con le giuste cure e i corretti approcci di profilassi, tenendo
successivamente "in quarantena" solo le persone immunodepresse e con
malattie pre esistenti, tutti gli altri avrebbero potuto ritornare alle proprie
attività (privilegiando per quanto possibile il lavoro a distanza) con le
dovute accortezze (mascherine,ecc.). Infine sarebbe stato necessario riaprire
le scuole, dato che i bambini era meglio non lascirli ai nonni!
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