Sin dalla notte dei Tempi, l'Uomo ha sempre cercato di risparmiare, assolvendo ad un grande insegnamento che la Vita gli ha posto:
se si consuma tutto ciò che si è raccolto/guadagnato, si corre il rischio di non essere in grado di affrontare eventuali difficoltà e imprevisti futuri (da qui deriva il vecchio proverbio “mettere il fieno in cascina”).
Tradotto al giorno d'oggi, significa che se non si investe correttamente ciò che si è risparmiato, si rischia di vanificare il sacrificio, a causa dei due Rischi dell'Immobilità: uno oggettivo (erosione del potere d'acquisto dovuto all'Inflazione) e l'altro di ordine psicologico (disabitutine all'investimento).
In alcuni momenti, molti risparmiatori sono frenati ad investire a causa della paura e/o della scarsa confidenza con i mercati finanziari. Ma lo stesso risparmiatore, molto spesso, non sa che restare immobili equivale a correre ugualmente dei rischi, forse maggiori!
A tal proposito, proviamo ad analizzare il primo rischio, quello relativo all' "Inflazione".
E' vero che attualmente l'inflazione è a livelli molto bassi, ma è altrettanto vero che la Storia ci insegna che essa è sempre in movimento, e ciò che "oggi è", molto probabilmente, "domani non sarà"!
L’aumento dei prezzi ha un potere erosivo enorme sui risparmi che si ritengono al sicuro “sotto il materasso” o, se si preferisce, sul conto corrente.
Basta dare un occhio al grafico seguente, con i dati sull’inflazione media dei principali Paesi dal 1900 al 2018: essi corrispondono alla perdita di potere d’acquisto annua. Nel caso dell’Italia, un capitale “non investito” (dal 1900 al 2018) ha reso in media, in termini reali, il -8,1% ogni anno.
In questo modo il capitale si è praticamente azzerato!
Analizziamo, velocemente, il secondo rischio dell'Immobilità.
Come detto in precedenza, si tratta di un rischio di ordine psicologico e, forse per questo, più insidioso:
in effetti, la scelta di rimanere alla finestra per diversi mesi, può far perdere "l'abitudine ad investire" (in termini di minore sensibilità e predisposizione all'investimento), rimandando sempre più il "momento giusto" per farlo (c'è sempre una ragione per non investire ma la storia ci ha dato, quasi sempre, una lezione diversa….!).
COSA FARE?
L’unico modo per difendersi dai due suddetti Rischi, è quello di Investire, ovviamente in modo diversificato (puntando su Aree geografiche e Settori dell’economia più promettenti), scegliendo i migliori fondi e con un obiettivo di medio/lungo termine.
Storicamente (dal 1900 ad oggi),in termini reali, le azioni mondiali hanno mediamente reso il 5% all’anno, mentre un paniere di obbligazioni mondiali l’1,9% all’anno; quindi, una banale diversificazione 50-50, ha reso il 3,45% annuo reale. La legge della Capitalizzazione composta (“l’ottava meraviglia del mondo”) ha fatto il resto!
Sviluppando i suddetti valori e ipotizzando due risparmiatori con uno stesso capitale di partenza pari a 100 nel 1999, quello che avesse deciso di “proteggere” i suoi risparmi mettendoli “sotto il materasso”, si sarebbe ritrovato a fine 2019 con un capitale, in termini reali, pari a circa 70. L’altro risparmiatore che, invece, avesse investito lo stesso capitale in un portafoglio bilanciato internazionale, si sarebbe trovato con un capitale, in termini reali, pari a circa 200, un potere d’acquisto doppio anziché (molto) ridotto. Una bella differenza!
In Conclusione è importante ribadire che, statisticamente, l’Investimento a medio/lungo termine ha sempre ripagato i rischi assunti dagli investitori e, se la struttura dell’economia mondiale non cambierà, è molto probabile che continui ad essere così (tra alti e bassi dei mercati finanziari).
Mi auguro che anche questo articolo possa essere di Suo interesse e rendere ciascuno di Noi più consapevole delle conseguenze pratiche e psicologiche di un prolungato periodo di parcheggio della liquidità.
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